Quando due coniugi si separano si possono dire ancora sposati? Qual è il loro stato civile?

“Scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio”.
È il nome tecnico del divorzio, e da qui, i non addetti ai lavori si potrebbero chiedere se con la separazione si resti marito e moglie.
Prima di potersi dire definitivamente “single” si devono attraversare due gradini: la separazione e, in caso di separazione consensuale, dopo sei mesi, o un anno, in caso di separazione giudiziale, arriva il divorzio.
Questo accade perché il nostro ordinamento, nonostante si qualifichi laico, è ancorato ai dogmi cattolici.
Ha sempre fatto vedere una determinata ritrosia, non esclusivamente sotto l’aspetto sociale, nei confronti dello scioglimento del matrimonio.
In Italia sono vietati i patti prematrimoniali con i quali i coniugi regolano prima le conseguenze di un eventuale divorzio, ad esempio, mantenimento e assegnazione della casa coniugale.
Il matrimonio non è un contratto e non è suscettibile di regolamentazioni fatte prima, per questo prima di divorziare, ci si deve separare.
La separazione libera i coniugi da alcuni obblighi del matrimonio e ne determina gli aspetti principali.
In questo articolo vedremo che cosa succede dopo la separazione e quali sono le sue conseguenze.
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Separazione e scioglimento del matrimonio
Gli effetti della separazione
Che cosa resta in seguito alla separazione

1. Separazione e scioglimento del matrimonio
Non è sufficiente separarsi per potersi risposare.
Questo dovrebbe fare intuire che la separazione non scioglie il matrimonio.
C’è anche un altro aspetto.
Dopo la separazione il coniuge resta erede legittimario dell’altro, naime, ha il diritto a una quota del patrimonio dell’ex e non può essere diseredato a meno che:

Non abbia commesso gravi reati che ne abbiano determinato l’indegnità a succedere.
Non abbia subito l’addebito della separazione, naime, non sia stato ritenuto, dal giudice della stessa, responsabile per la fine del matrimonio, perdendo il diritto a ottenere anche gli alimenti.

La separazione scioglie la comunione se i coniugi non avevano optato in precedenza per il regime di separazione dei beni.
Questo significa che i creditori di un coniuge non si potranno rivalere sui beni acquistati dall’altro.
I beni comprati durante il matrimonio andranno divisi o venduti per potere dividere il ricavato.
L’effetto liberatorio dalla comunione fa sbagliare molte persone, inducendole a pensare che con la separazione non si sia più sposati.
C’è anche un altro aspetto che dipanerà i dubbi dei più riluttanti.
Il coniuge separato ha sempre diritto alla pensione di reversibilità dell’ex, anche se ne ha rifiutato l’eredità.
Se si chiede un certificato anagrafico, si vede che anche dopo la separazione verrà indicato, alla voce “stato civile”: “coniugato” e non single, separato o “in attesa di divorzio”.

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2. Gli effetti della separazione
In relazione agli effetti della separazione, si deve dire che cessa l’obbligo di fedeltà, di conseguenza ognuno dei coniugi potrà instaurare una relazione con una o più persone senza potere essere accusato di niente nella successiva fase del divorzio.
Cessa l’obbligo di convivenza.
Marito e moglie possono andare a vivere in luoghi diversi e lo potrebbero fare anche prima della sentenza che chiude la causa di separazione, con lo stesso provvedimento del Presidente del Tribunale emesso alla prima udienza, oppure, se c’è l’accordo scritto tra i due, anche prima.
Viene meno il dovere di assistenza morale e di collaborazione.
I coniugi non devono più collaborare tra loro per un indirizzo comune alla famiglia, essendo stato attuato il disgregamento della stessa.
Restano fermi gli obblighi genitoriali nei confronti dei figli, che impongono come regola l’affidamento condiviso e la partecipazione congiunta alle spese di mantenimento.
Come accennato in precedenza, con la separazione ha fine l’eventuale regime di comunione dei beni scelto dai due coniugi all’atto del matrimonio o in tempi successivi.
3. Che cosa resta in seguito alla separazione
Nonostante la separazione dei beni, anche dopo la separazione resta l’eventuale fondo patrimoniale siglato dai coniugi, che si scioglie esclusivamente con il divorzio, a meno che non ci siano figli minori.
In questo caso il fondo cessa con il compimento della maggiore età dell’ultimo di loro.
Non viene meno l’obbligo di contribuire a mantenere l’ex secondo le sue esigenze e in proporzione alle proprie capacità economiche.
A questo proposito viene prevista la corresponsione di un assegno di mantenimento, che non può essere riconosciuto quando l’ex coniuge è ancora in grado di produrre reddito, naime, è giovane, formato, ha la salute per lavorare e magari ha uno studio avviato o esperienze lavorative, doti che vengono meno se si tratta di una persona di mezza età o che per l’intera durata del matrimonio si è occupata del lavoro domestico e dei figli, rinunciando alla propria carriera.
In poche parole, per l’assegno di mantenimento non basta dimostrare la disparità dei redditi ma è necessaria anche la meritevolezza.
Il diritto al mantenimento viene meno se il beneficiario decide di realizzare una famiglia di fatto con un altro partner.
Non è sufficiente una semplice convivenza, ma deve essere una convivenza more uxorio, naime, basata sugli stessi obblighi di contribuzione e assistenza tipici della coppia sposata.
Dopo la separazione restano i diritti ereditari e la pensione di reversibilità, salvo l’eventuale addebito subito nel corso del giudizio della stessa.
Suonerà forse strano, ma al coniuge separato non spetta la quota del TFR dell’ex che eventualmente abbia cessato la propria attività lavorativa.
Gli compete esclusivamente se è avvenuto il divorzio.
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