Primi passi per accedere alla piattaforma dei fondi PNRR

DI PNRR si sente parlare ormai da molto tempo, ma solo ora si stanno delineando le linee guida per accedere ai bandi ed all’erogazione dei fondi per far ripartire l’Italia.
Il Ministero per l’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale ha creato infatti una piattaforma, PaDigitale2026.gov.it, per gestire l’accesso ai bandi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e per l’erogazione dei fondi del piano. Una sorta di porto sicuro, vademecum per le pubbliche amministrazioni per capire dove e come trovare i bandi e dove e come richiedere i fondi per attuarli.
Lo scopo del PNRR, lo ricordiamo, è di fare ripartire l’Italia dopo i due anni di pandemia che hanno sottoposto a dure sfide il Paese e tutti noi cittadini. Se qualcosa è cambiato, in questi anni di Covid, è l’approccio al mondo digitale e se qualcosa abbiamo imparato è che la tecnologia può ed essere usata a nostro vantaggio. Ma è anche stato evidente che l’Italia è indietro in termini di educazione e consapevolezza informatiche e che c’è ancora molta strada da fare.
Il calendario prevede l’uscita dei bandi nella primavera prossima (quindi a breve) ed è dunque necessario farsi trovare preparati per non perdere questa grande opportunità.
Per partecipare ai bandi sarà necessario registrarsi su IPA, il portale delle pubbliche amministrazioni, ed autenticarsi con SPID o con la carta di identità elettronica. Successivamente si potrà scegliere l’amministrazione di riferimento e completare la registrazione. Il legale rappresentante sarà l’unico a poter firmare la richiesta di finanziamento (con firma digitale in formato cades p7m) ma potrà anche nominare collaboratori per lavorare alla stessa richiesta; i collaboratori si dovranno autenticare con le proprie credenziali.
Una volta creata aa propria utenza si dovrà richiedere un CUP, che non è lo stesso delle ASL, tanto per creare un po’ di confusione (se ne sentiva il bisogno) ma il Codice Unico di Progetto, una stringa alfanumerica di 15 caratteri che serve per identificare il progetto per cui si richiede il finanziamento.
Per richiedere il CUP bisogna accedere alla piattaforma CIPESS (Dipartimento per la programmazione ed il coordinamento della politica economica) e seguire la procedura guidata. Il Codice Unico di Progetto viene rilasciato dopo aver fornito una serie di informazioni a corredo riguardanti il progetto in questione, e nello specifico:

Qual è la natura e la tipologia del progetto (ad es. realizzazione di lavori pubblici, acquisto di beni, formazione, ecc);
Qual è il settore d’intervento;
Dove si svolgerà l’intervento;
Informazioni sulla copertura finanziaria;
Qual è il settore di attività economica prevalente del soggetto beneficiario dell’investimento pubblico.

All’interno del sistema CUP saranno create due banche dati, una relativa ai progetti e la seconda relativa ai soggetti che hanno presentato i progetti. Una volta presentato il progetto sul portale PaDigitale2026.gov.it, quindi, si dovrà essere in grado di recuperare il codice CUP, per verificare e monitorare in ogni momento lo stato di avanzamento.
E poi? Come si conclude l’iter? Al momento non è ancora dato di sapere quale sarà il calendario per l’inizio e il termine dei lavori per ottenere il finanziamento, quali saranno i tempi per i bandi e quali saranno gli obiettivi da raggiungere.
Leggi anche: “Le risorse PNRR per la qualificazione del personale della Pubblica Amministrazione
È senz’altro positivo che incomincino a uscire le prime indicazioni operative su come accedere ai fondi del PNRR. Finora se n’è parlato moltissimo, ma poche sono state le linee guida pratiche.
Sarà senz’altro necessario verificare come verranno implementati i passi successivi, ma da un primo sguardo, a modesto parere di chi scrive, la procedura non sembra delle più semplici.
Innanzi tutto è necessario avere un minimo di competenza digitale già acquisita, avere già le credenziali di identità digitale e saperle usare correttamente. Se è vero quello che si dice sullo stato di “alfabetizzazione digitale” delle pubbliche amministrazioni italiane, già questo potrebbe costituire un possibile scoglio per avviare la pratica.
Il PNRR è una cosa bellissima, anche solo per il nome: ripresa e resilienza. La resilienza è la capacità di un materiale di affrontare gli urti senza spezzarsi ed è il principio stabilito dal GDPR relativo alla sicurezza dei sistemi informatici, che devono (o dovrebbero) essere, per l’appunto, resilienti, in grado di sopportare un attacco senza subire danni irreparabili. La digitalizzazione del Paese è un traguardo ambizioso, ma necessario, che ci piaccia o meno, perché è ormai sotto gli occhi di tutti che non si possa rimanere indietro nella nuova era dei dati che stiamo vivendo. L’augurio è che il PNRR sia davvero e concretamente di aiuto in questo, senza paletti o ostacoli burocratici, ma con procedure semplificate e snelle, perché la ricerca dei finanziamenti correlati non diventi perigliosa (ed infruttuosa) come la ricerca del sacro Graal.
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