Il danno sistemico nelle società moderne

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Le dimensioni in cui una società si regge sono secondo Braudel cinque: ecologica, economica, sociale, politica e culturale, nei cicli propri di ogni struttura sociale si creano nei momenti di maturità dei “sistemi autoregolati” su cui agiscono dei fattori che tendono a dinamicizzare il sistema mutandolo nel tempo, l’accellerazione per conflitti all’interno e all’esterno del sistema è causa di un’alta frequenza di attriti a tutti i livelli dell’equilibrio sistemico, che nella ricerca di una autoregolazione deve dimostrare una notevole capacità di trasformazione, si crea il problema di una modernizzazione a conflittualità regolata nel cui processo si possa evitare la disarmonia tra le cinque dimensioni sopra elencate, al fine di ridurre conflitti e squilibri e conseguentemente le tensioni e “danni” che ne derivano.
In un sistema complesso vi è l’impossibilità di collegare tra di loro tutti gli elementi, si procede pertanto in modo selettivo attraverso sottosistemi con ulteriori differenziazioni, occorre pertanto disciplinare i rapporti interni, il sistema più semplice è la gerarchizzazione la quale presenta comunque dei limiti di complessità a cui si risponde con la differenziazione funzionale, che riporta nel sistema le differenze nel modo in cui il sottosistema agisce nel suo rapporto con il sistema-ambiente, grazie alla differenziazione funzionale ogni sottosistema mantiene un proprio principio funzionale non istituzionalizzabile e imponibile alla società nel suo insieme, si ha così che ogni sistema persegue una sua finalità che può essere l’educazione, la difesa, l’ordine pubblico o la distinzione tra giusto e ingiusto in termini di legittimità nel sistema giuridico (Luhman).
Ogni sottosistema eleva la propria funzione sopra tutti gli altri, così che a livello dell’insieme il rapporto tra sottosistemi è solo parzialmente regolato, si costruisce quindi una matrice di una complessità maggiore rispetto alle società stratificate, lasciando al contempo uno spazio maggiore alle possibili variazioni necessarie al mutare dell’ambiente, circostanza che induce a sua volta al mutare di significato dell’universo in cui vive l’individuo.
Elemento portante nei sistemi complessi è la trasmissione dell’informazione tra i sottosistemi, questa assume frequentemente la forma gerarchica che risulta indipendentemente dal contenuto specifico delle funzioni secondo i termini di una informazione selettiva (Simon), la quale attraverso la retroazione dovrebbe comportare una omeostasi adattabile ossia che possiede proprietà dinamiche in sistemi organizzati gerarchicamente, l’intensità dell’interazione definisce la gerarchia che si avvale a sua volta di una produzione simbolica, il persistere nel tempo in forma stabile sebbene dinamica di un sistema complesso rientra nel concetto evolutivo di sopravvivenza del più adatto, in questo occorre considerare se il sistema nel suo insieme assorbe o emette energia che trasformato in termini economici è il “valore”.
Se assorbe energia occorre valutare la “fonte” da cui essa è prelevata, lo stesso avverrà nello scambio tra sottosistemi o nelle interazioni interne agli stessi, se nel breve termine il comportamento di ciascun sottosistema è quasi indipendente da quello degli altri componenti, nel lungo termine il comportamento del singolo sottosistema dipende dal complesso degli altri componenti “aggregati” fra loro, i sistemi sociali come molti sistemi naturali sono “quasi scomponibili” se si considerano i canali di comunicazione che nel sovrapporsi si dividono in formali su ampie distanze gerarchiche e informali su spazi ristretti, probabilmente le dinamiche con frequenza più elevata sono proprie dei sottosistemi mentre la bassa frequenza è propria dei grandi sistemi.
La scomponibilità di un sistema complesso in sottosistemi permette infinite ricombinazioni così come la quasi scomponibilità dei sistemi sociali dovuta al delicato rapporto formale e informale delle reti di comunicazione, in un continuo passaggio tra le descrizioni di stato e le descrizioni di processo, tra il “dato” percepito e il “manipolato” desiderabile nello sviluppare correlazioni per obiettivi desiderabili, il danno socialmente inteso quale esempio è nei sistemi una sagoma su cui riprodurre la copia, esso può condurre al “mutamento sociale” mediante la trasformazione del sistema di azione in cui non cambiano le regole del gioco ma la natura stessa del gioco (Crozier).
Vi è nell’essere umano l’esigenza di controllare le situazioni proprie dell’ambiente in cui agisce, in altri termini organizzare il disordine, semplificare attraverso l’organizzazione la complessità ingovernabile in una distinzione tra complessità e complicazione, dove la semplicità è originata da una logica complessa, nell’individuo la tendenza a semplificare è in un equilibrio compresente alla tendenza opposta di complessificare, in cui la semplicità è la figura nel proscenio mentre la complessità è lo sfondo su cui agisce il primo, vi è pertanto la necessità di fare dialogare i due livelli (Morin), nell’attuale società fattore determinante, sosteneva Daniel Bell , non è il regime politico, almeno in assoluto, ma principalmente il livello tecnologico, il ruolo della scienza e il mercato del lavoro.
È sempre presente la possibilità di un passaggio dalla complessità ad un sistema caotico, in cui ordine e disordine si alternano e l’utile diventa alla lunga perdita, sostanzialmente un danno tanto fisico che psichico, la perdita di un sottosistema può ribaltarsi in una perdita del sistema nel suo complesso, ma è anche vero che il (+) in un sottosistema può essere un (-) per l’intero sistema, come il guadagno per un sottosistema può risolversi in perdite per altri sottosistemi fino ad una disutilità per l’intero sistema, il guadagno risolto come sottrazione di risorse per altri sottosistemi socialmente sensibili, come ad esempio nell’ipotesi di un accumulo di risorse per il pubblico che si risolve in costi sanitari, disintegrazione di unità sociali e perdita di una capacità lavorativa ed economica per l’intero sistema.
 
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