La qualità e il D. Lgs. 81/2008 nell’informatizzazione scolastica
Con la L. 13/7/2015, n. 107 si è inteso introdurre una dose massiccia di informatizzazione nella scuola, collegandola ancor più strettamente con il mondo lavorativo e con la realtà quotidiana nel suo insieme, insomma un salto di qualità da affiancarsi alla riforma Moratti nata dalla legge delega n. 53/2003.
Si deve osservare che la nuova riforma nell’introdurre tutta una serie di strumenti informatici, non considera alcuni elementi quali l’età media della classe dei docenti, sui cinquanta anni, e la necessità di estendere i controlli sulla salute, sia del medico del lavoro che in particolare le visite oculistiche previste dal D. Lgs. N. 81/2008 così come corretto dal D. Lgs. N. 106/09, considerati i nuovi stress visivi introdotti dai registri informatici e dai correlati supporti didattici sempre informatici.
I controlli sanitari dal personale tecnico e amministrativo di segreteria deve estendersi al personale docente nel suo insieme, considerando che prima dei 50 anni le visite sono quinquennali per diventare biennali dopo i 50, certamente vi saranno un aumento dei costi , che si aggiungeranno ai costi tecnologici, favoriti anche dai corsi sulla sicurezza a cui dovranno sottoporsi, ma l’aumento dei costi rientra nell’uso della nuova tecnologia che solo una illusione prospettica può considerare neutra e del tutto positiva, essendovi comunque delle ricadute anche biologiche, basti pensare alle problematiche dello stress lavorativo correlato.
Vi è una difficoltà nell’individuare le problematiche prodotte da una nuova legislazione, dal variare delle procedure e dall’introduzione di nuove tecnologie, si ripete una frammentazione culturale e operativa che sembra porsi in contrasto con la ricerca della tanto sbandierata Qualità Totale anche nella scuola.
Sostenibilità economica del sistema pensionistico ed innovazione tecnologica entrano nuovamente in conflitto, si ripetono le problematiche demografiche già osservate sull’invecchiamento della popolazione a fronte del mantenimento di un buon livello di welfare, con il concetto di qualità che trova difficoltà a configurarsi in questa contrapposizione.
I principi del Total Quality Management impongono:
un orientamento al cliente;
Una leadership che stabilisce una unità di intenti;
Un coinvolgimento del personale;
Un approccio basato sulla gestione dei processi secondo una visione sistemica;
Un miglioramento continuo;
Criteri decisionali fondati sull’analisi dei dati e delle informazioni;
Rapporti con i fornitori basati sul mutuo beneficio;
Capacità di competere su mercati globali;
Misurazione della redditività dell’investimento in formazione.
Il Ciclo di Demming: PDCA (pianifica, plan; esegui, do; verifica, check; continua l’azione, act) si trasforma in SDCA (standardizza, standardire; esegui, do; verifica check; continua l’azione, act), dobbiamo considerare che nella qualità l’efficienza non è di per sé efficacia, si può essere efficienti fornendo quindi una economicità formale, ma solo l’efficacia permette di giungere ad una economicità sostanziale.
Nella scuola vi sono differenze rispetto ai normali servizi e attività imprenditoriali, partendo tuttavia dal concetto che molti di quelli che chiamiamo “servizi” non sono altro che attività burocratiche consolidatesi nel tempo ed autoalimentate.
Elementi cruciali di differenziazione sono :
L’impossibilità di controllare all’ingresso la qualità della “materia prima”, con la possibilità di respingerla, ossia adottare rigidi criteri di selezione degli aspiranti studenti;
La difficoltà nello strutturare criteri di incentivazione oggettivi, che non distorcano i rapporti o creino “ambiguità” gestionali;
I limiti delle strategie circolari per un progressivo miglioramento, essendovi sempre il rischio di un riassorbimento se non vi sono strategie di consolidamento. Il ripetersi di pratiche “comode” che tendono a ripristinarsi, il ricavo di nicchie di privilegi personali nelle situazioni di disordine per il cambiamento, il turn over del personale ha un impatto più turbolento rispetto alle altre aziende;
Continuità del rapporto con l’utenza che non è episodico come in altri settori, circostanza che può condurre a reazioni complesse e imprevedibili;
Ambiguità del concetto di “cliente”, in quanto a differenza dell’impresa in cui “il cliente ha sempre ragione”, pena il fallimento, nella scuola il “cliente alunno” deve essere educato, obiettivo che non può raggiungersi senza eventuali contrasti e mai con il principio “l’alunno ha sempre ragione”;
Il continuo rapporto istituzione-alunni, permette di raccogliere informazioni che con più difficoltà possono essere raccolte e impiegate nelle aziende.
Si deve considerare che una serie di cambiamenti non sempre si risolvono in un miglioramento ma in una sensazione di pienezza, d’altronde la qualità non si acquisisce per semplice imitazione (Fullan) di casi eccellenti, come influenze non pianificate sono inevitabili e possono condurre a risultati inaspettati. Né la ricerca può ridursi a piccoli cambiamenti o alla individuazione di singole cause non correlate tra loro (Cuttance), il rischio è che la qualità sia solo di facciata una serie di “accreditamenti” e riconoscimenti formali non “rendicontati”.
Il principio fondamentale della scuola è “educare”, intesa quale “formazione”, i due termini distintisi progressivamente si sono riavvicinati con l’idea di una educazione permanente, di conseguenza l’educazione per la scuola è il macro indicatore per eccellenza.
In questa dimensione l’individuo va considerato in tutti i suoi aspetti, superando le imposizioni prevalenti del momento, così come quelle esclusive imposte dal sistema industriale che rischiano di appiattire la formazione o educazione sul solo aspetto del tecnicismo (Richmond); né l’informatizzazione seppure necessaria, sia nei termini della rendicontazione qualitativa che del rapporto con la realtà quotidiana, può essere considerata sufficiente senza una adeguata cultura educativa accettata come modello da tutto il sistema scolastico.
Istruzione ed educazione vengono a compenetrarsi nel momento in cui si crea la capacità critica necessaria alla cultura, essendo in essa la presenza della qualità ricercata (Bertagna), tanto che l’aspetto istruttivo senza l’educativo risulta potenzialmente dannoso alla formazione dell’individuo il quale vien appiattito sui fini economico-politici richiesti dalla società del momento.
Sia Bertagna che Richmond criticano un approccio alla qualità che si riduca alla misurazione tecnica, ad analisi statistiche che richiamino la produzione industriale o dei servizi, nei limiti di una scuola di massa emerge la soluzione di ridurre alla semplice valutazione dell’istruzione, essendo troppo difficile l’aspetto educativo contrastato dalla stessa applicazione individualista della tecnica sulle reti sociali.
L’affinamento educativo comporta la capacità di una autovalutazione , di cui un illustre esempio è il Caltech di Pasadena, una responsabilizzazione da cui emerge la qualità (Laneve), fatto che sembra essere in contrasto con l’odierno relativismo culturale che Benigna definisce un “nichilismo veritativo”, il quale crea una generale crisi di senso dell’agire umano stretto fra innumerevoli possibilità prive della dimensione della necessità.
Vi è una frammentazione dell’offerta formativa priva di una “progettazione di sistema”, in cui viene a prevalere quale unica logica quella del mercato e della concorrenza, con offerte banalmente attente alla moda, intente ad attrarre i clienti secondo un modello di mercificazione che viene a perdere di vista il concetto di persona nella sua integralità.
Il campo etico e morale viene spesso posto fuori dal Progetto Qualità e dal suo percorso esperienziale, anche se ne costituisce la base stessa in termini educativi, dovendo condurre l’individuo alla possibilità di operare scelte autonome consapevoli, la scuola deve quindi dotarsi di una piattaforma di valori comuni condivisi a cui riferirsi, una “scelta obbligata” (Rodo) non facile tanto da concentrarsi su aspetti materiali più facilmente evidenziabili.
Le incertezze morali attuali fanno sì che vi sia una omissione etica nel mondo scolastico, che accentua la crisi della ricerca di un comportamento valoriale condiviso, il quale non può risiedere nella sola capacità argomentativa scientifica, tanto che Altarejos considera i due elementi dell’azione volontaria, il desiderio razionale e la scelta, corrispondere ai concetti di giustizia e prudenza.
La difficoltà di individuare valori condivisi e di certificarli per via razionale, porta all’affermarsi di una certificazione qualitativa di stampo imprenditoriale, tradendo per tale via la missione educativa specifica della scuola.
Nel cogliere quegli indicatori nell’ambito educativo che possono segnalare la qualità, Victor Garcia Hoz individua sei virtù/nucleo:
Controllo biologico;
Ordine mentale;
Spirito di laboriosità;
Generosità;
Religiosità;
Gioia;
dove quest’ultima risulta la sintesi di tutto l’agire, il risultato ultimo del combinarsi positivo delle precedenti virtù.
Risulta pertanto limitante il riferirsi al puro aspetto “normativo”, senza al contempo riferirsi al confluire della formazione nell’educazione quale costruzione dell’identità della persona, vi è la necessità dell’educazione alla saggezza che Whitehead individua nel modo di possedere il sapere, padroneggiarlo, quale forma più alta per l’individuo di libertà attingibile.
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