Ius soli, rimandato a dopo l’estate il ddl sulla cittadinanza

L’approvazione del disegno di legge sullo Ius soli è stata rimandata a data da destinarsi, sicuramente dopo l’estate. Dopo l’approdo in Senato per il voto definitivo il mese scorso, negli ultimi giorni il Governo ha dovuto prendere atto che l’opinione sul ddl sulla cittadinanza è ancora troppo divisa e ha preferito rimandare tutto almeno al prossimo autunno. Difficile a questo punto prevedere se lo Ius soli sarà effettivamente approvato prima della fine della legislatura.
Facciamo allora il punto della situazione e vediamo che cosa cambierebbe davvero con l’introduzione della legge sulla cittadinanza agli stranieri.
 
Ius soli, si torna al voto in autunno?
La Presidente della Camera Laura Boldrini interviene subito sulla decisione di rinviare il ddl Ius soli e parla di un’approvazione definitiva “entro la fine di questa legislatura”. Per la Boldrini la legge sullo Ius soli è di importanza fondamentale in un momento critico come quello attuale perché “la cittadinanza è lo strumento principe dell’integrazione”, e impedire l’integrazione vuol dire generare non solo esclusione, ma anche rabbia e risentimento.
La sensazione è però quella che per giungere all’approvazione della legge sullo Ius soli bisogna arrivare non solo a un consenso più largo in Parlamento, ma anche e soprattutto a un mutamento dell’opinione pubblica. Che deve essere informata, ad esempio, che gli sbarchi di clandestini non hanno nulla a che vedere con la nuova legge.
 
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Cittadinanza per i minori nati in Italia
Lo Ius soli, dunque, non riguarda i migliaia di stranieri che arrivano in Italia con il gommone e senza permessi. La legge in discussione al Senato permetterebbe la richiesta di cittadinanza per i bambini nati sul territorio italiano se e solo se almeno uno dei genitori si trovi legalmente in Italia da 5 anni. Il genitore deve quindi avere non solo un regolare permesso di soggiorno permanente, ma anche presentare una dichiarazione di volontà con la quale affermi di voler garantire la cittadinanza al figlio. Niente Ius soli automatico “all’americana”, dunque: non è affatto vero che chi nasce in Italia diverrebbe automaticamente cittadino italiano.
Ma non solo: per gli extracomunitari richiedere la cittadinanza per il proprio figlio è ancora più complicato. In questo caso infatti i genitori dovranno provare di avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale e disporre di un alloggio con tutti i requisiti di idoneità.
Come funziona lo Ius culturae?
Il nuovo disegno di legge sulla cittadinanza prevede poi una seconda novità. Si tratta del cosiddetto Ius culturae, che a differenza dello Ius soli si basa sullo studio e sulla frequentazione (con profitto) delle scuole italiane.
Nella pratica, con lo Ius culturae i minori arrivati in Italia entro il dodicesimo anno di età (e quindi non necessariamente nati nel nostro Paese) potranno richiedere la cittadinanza se frequenteranno almeno cinque anni di scuola e se concluderanno almeno un ciclo di istruzione. Similmente, gli stranieri che si stabiliranno in Italia prima del compimento dei 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver vissuto per sei anni nel nostro Paese e aver concluso almeno un ciclo di istruzione. In entrambi i casi, la domanda potrà essere avanzata dal genitore solo se quest’ultimo, come per lo Ius soli, possiede un regolare permesso di soggiorno permanente.
Al di fuori delle strumentalizzazioni, in sostanza, lo Ius culturae permette ai bambini che sono cresciuti in Italia, frequentano le nostre scuole e parlano la nostra lingua di ottenere la cittadinanza italiana.
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