Smart working: tra proroga dello stato di emergenza e nuovo protocollo del settore privato
Con la proroga dello stato emergenziale, che passa dal 31 dicembre al 31 marzo 2022, rimane possibile l’utilizzo dello smart working emergenziale per la stessa durata.
Pertanto, fino al 31 marzo 2022, possiamo ancora utilizzare la modalità emergenziale, più snella e flessibile, in deroga alle previsioni della legge 81 del 2017.
Poco prima, il 7 dicembre 2021, il Governo aveva firmato con le parti sociali un prezioso protocollo per il settore privato. Protocollo redatto sulla base delle previsioni contenute nella Legge 81 del 2017, ma con le novità e caratterizzazioni tipiche che il periodo di emergenza Covid ha reso cosi attuali e imminenti.
Si è parlato a lungo di una riforma della Legge 81/2017, ma sicuramente con questo protocollo si potrà mantenere l’impianto normativo esistente con gli interventi previsti proprio dal protocollo.
Le parti sociali ed il Governo sono stati molto soddisfatti di questo protocollo, che rimane un primo accordo che si indirizza verso le richieste ormai imminenti del mercato del lavoro, ovvero flessibilità ed elasticità.
Le principali novità
Analizziamo, quindi, gli aspetti più importanti del protocollo.
– accordo individuale
L’adesione allo smart working avviene volontariamente con la sottoscrizione di un accordo individuale oppure con un accordo di adesione ad un accordo di smart working aziendale e collettivo.
È necessario, quindi, iniziare già oggi a ragionare su questa previsione in modo da trovarsi il 1° aprile 2022 pronti per poter attivare/continuare lo smart working.
– organizzazione del lavoro agile e regolazione della disconnessione
Si passa dall’orario di lavoro alle fasce di impegno, è questo è un passo davvero importante, eliminando quindi il concetto di straordinario all’interno della prestazione in smart working, infatti la prestazione sarà svolta senza il rispetto dell’orario di lavoro e con autonomia, logicamente in relazione alle attività assegnate dal datore di lavoro.
Un altro tema importante riguarda il tema così dibattuto sulle fasce di disconnessione, fasce in cui il lavoratore non dovrà svolgere nessuna prestazione lavorativa, ed in cui il datore di lavoro dovrà mettere in atto tutte le specifiche misure tecniche per la garanzia di questo riposo.
– luogo di lavoro
Il lavoratore è libero di poter scegliere il luogo dove svolgere la prestazione in modalità smart working, l’unica condizione che deve essere rispettata è quella relativa alla sicurezza e riservatezza. La contrattazione collettiva potrà individuare i luoghi eventualmente esclusi dall’elenco di quelli possibili.
– strumenti di lavoro
Lo smart working emergenziale permette l’uso degli strumenti tecnologici di proprietà del lavoratore, il protocollo pur mantenendo questa opzione, consiglia la dotazione aziendale soprattutto in relazione ai problemi legati alla cybersecurity.
Particolare attenzione dovrà essere posta sui temi legati alla privacy.
– salute e sicurezza sul lavoro
Restano confermati tutti gli obblighi del datore di lavoro in materia di sicurezza, formazione e di informazione.
Il protocollo fornisce anche una serie di conferme sulla parità di trattamento tra i lavoratori ed anche una serie di prerogative ed adempimenti in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Conclusioni
È ormai evidente come i ragionamenti sullo Smart Working devono oltrepassare lo stato emergenziale, quindi il 31 marzo rappresenta una deadline su cui tutte le aziende ed i professionisti devono assolutamente ragionare.
La stipula degli accordi aziendali ed individuali deve necessariamente passare per un’attenta analisi della fattibilità dello strumento ordinario da effettuarsi all’interno dell’azienda per promuovere una cultura di Smart working che sia indirizzata verso una reale conciliazione vita-lavoro e quindi una maggiore produttività aziendale.
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