Rinviata la riforma dell’ordinamento penitenziario

Nella seduta del Consiglio dei Ministri avvenuta il 22 febbraio 2018, è stata annunciato che la riforma dell’ordinamento penitenziario verrà rinviata.
Tale rinvio è dovuto in ragione dei numerosi rilievi formulati nei pareri delle Camere che, avendo reso necessario un loro esame approfondito al fine di un loro recepimento nel testo da approvarsi in via definitiva, non poteva essere fatto in breve tempo.
Difatti, nei pareri emessi da ambedue i rami del Parlamento, molteplici sono state le censure mosse allo schema di decreto legislativo varato dal Governo, sia per quanto attiene la corrispondenza di quanto ivi previsto e quanto invece disposto dalla legge di delega (esempio: compatibilità dell’articolo 12 dello schema in esame avente ad oggetto gli articoli 90 e 94 del Decreto del Presidente della repubblica n. 309 del 1990 rispetto a quanto disposto dal comma 85 dell’articolo 1 della legge n.103 del 2017), sia nel merito di alcune innovazioni apportate in materia di ordinamento penitenziario (esempio: la riforma dell’art. 4 bis l. 354/75).
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Il Presidente del Consiglio Gentiloni ha comunque assicurato come la riforma sarà trattata nelle prossime sedute.
In questa seduta, tuttavia, sono stati approvati in via preliminare tre decreti attuativi sempre in materia di ordinamento carcerario.
In particolare, questi decreti concernono i minori, il lavoro e la giustizia riparativa e ciò testimonia la volontà del potere esecutivo di dare attuazione, seppur parzialmente, a quanto statuito dalla legge di delega n. 103/2017.
Si conferma dunque, come riferito dallo stesso Presidente del Consiglio, l’impegno del Governo di ridurre la recidivanza per coloro che sono ristretti in carcere, sia a titolo definitivo, che a titolo cautelare (condizione questa necessaria affinchè una pena possa ritenersi effettivamente rieducativa).
 
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