Corruzione e concussione, la differenza tra i due reati
La corruzione è il delitto commesso dal pubblico ufficiale che riceve per sé o per una terza persona del denaro o altri beni o servizi, che non gli sono dovuti, o ne accetta la promessa.
Avviene di solito per compiere (o avere compiuto) un atto contrario ai doveri di ufficio, oppure per omettere, ritardare (o aver omesso o ritardato) un atto contrario al suo ufficio.
È considerato un reato contro la pubblica amministrazione, caratterizzato dalla commissione da parte di un pubblico ufficiale, un accordo con un privato e l’accettazione di denaro o altre utilità.
La corruzione è una categoria che comprende i seguenti reati:
Corruzione per un atto d’ufficio;
Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio;
Corruzione in atti giudiziari;
Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio.
La pena prevista per la corruzione consiste nella reclusione da 2 a 5 anni. È anche prevista una pena per il corruttore e per l’istigatore alla corruzione , cioè del privato che elargisce, offre o promette denaro o altra utilità non dovuti a un pubblico ufficiale o a un incaricato di un pubblico servizio.
La corruzione ambientale, o endemica, si verifica quando la corruzione non è un atto isolato, ma comune e quasi consuetudinario.
Il sistema di Tangentopoli, scoperto in Italia all’inizio degli anni novanta, è stato più volte descritto come un sistema endemico, dove i politici in carica intascavano tangenti e allo stesso tempo i privati pagavano per ottenere favoritismi dai primi. I partecipanti, con il tempo, si abituano alla corruzione sino a considerarla come una prassi normale. L’effetto che si produce è una dannosa distorsione del sistema economico, oltre che un degrado morale della società. A volte si assiste anche a una collusione tra enti pubblici o privati e criminalità organizzata.
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Un simile sistema tende a isolare ed estromettere gli “onesti”, perché questi, non avendo niente da rischiare da eventuali indagini, potrebbero danneggiare gli altri coinvolgendo la magistratura. La corruzione endemica è oggi comune nei paesi sottosviluppati (essendo al tempo stesso causa e conseguenza del sottosviluppo), può essere interpretata come una forma di feudalesimo basata sulle cariche pubbliche anziché sui feudi.
Fenomeni di corruzione vengono scoperti nelle gare di appalti pubblici (e privati), ad esempio infrastrutture pubbliche, soggette per legge a bandi d’asta volti a migliorare la qualità e a ridurre i costi per effetto della libera concorrenza tra i partecipanti. In questo senso la corruzione mira a modificare indebitamente il risultato della gara, violando le norme e creando un danno economico alla collettività (o al privato) per mancata riduzione dei costi, se non addirittura una lievitazione di questi e dei tempi di completamento dell’opera, sino al caso limite di incompiutezza.
Oltre a questo si assiste alla violazione del principio liberista della libera concorrenza.
Il termine “concussione” deriva del latino e significa letteralmente “estorcere” ed è considerato il più grave dei reati contro la pubblica amministrazione.
Può essere commesso esclusivamente da un pubblico ufficiale o dall’incaricato di un pubblico servizio, e prevede che la persona in questione, abusando della sua posizione o dei suoi poteri, costringa o induca qualcuno a dare o a promettere indebitamente, a lui oppure a una terza persona, del denaro o altri beni.
La condotta incriminante consiste proprio nel farsi dare o nel farsi promettere, per sé o per altri, denaro o un altro vantaggio (anche non patrimoniale) abusando della propria posizione.
Questo comportamento si può esplicitare attraverso la costrizione, ad esempio con delle intimidazioni, oppure attraverso induzione, creando una pesante pressione psicologica nel soggetto.
La pena prevista per il reato di concussione è la reclusione da 4 a 12 anni.
La pena pecuniaria, prevista nella versione originaria del Codice, è stata soppressa con la riforma del 1990 a causa della sua scarsa efficacia deterrente, ed è prevista a carico del condannato per concussione l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, oppure temporanea, a causa dell’applicazione di circostante attenuanti.
La concussione è un reato tipico dell’ordinamento giuridico penale, la fattispecie concussiva non è presente nella maggior parte degli ordinamenti europei e internazionali (al suo posto troviamo l’estorsione aggravata).
I beni tutelati dalla fattispecie sono pubblici e allo stesso tempo anche privati.
Tra i delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione, la concussione è il reato più gravemente sanzionato.
A seguito della riforma introdotta dalla legge 2012/190, è prevista la reclusione da sei a dodici anni Anche ante riforma era il reato contro la Pubblica Amministrazione più sanzionato.
La normativa italiana di contrasto al fenomeno concussivo è contenuta nel codice penale e precisamente nel Libro II, Titolo II Dei delitti contro la pubblica amministrazione (ex artt. 314-360).
Nella legislazione italiana, il reato è previsto dall’articolo 317 del codice penale che recita:
“Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro o altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni”.
La legge 2012/190 (Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione), ha distinto il reato di concussione all’articolo 317 del codice penale, il quale inglobava sia la condotta costrittiva sia quella induttiva.
La concussione cosiddetta costrittiva è rimasta configurata dall’articolo 317 del codice penale, limitatamente al pubblico ufficiale, mentre la cosiddetta concussione per induzione, definita Induzione indebita, è prevista dall’articolo 319 quater del codice penale.
La fattispecie dell’articolo 317 del codice penale, prevede la esclusiva ipotesi di condotta concussiva del pubblico ufficiale, mentre l’articolo 319 quater del codice penale (rubricato Induzione indebita a dare o promettere utilità), dispone:
“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da tre a otto anni. Nei casi previsti dal comma 1, chi dà o promette denaro o altra utilità è punito con la reclusione sino a tre anni”.
La condotta si può esplicitare in due diverse modalità, costrizione e induzione
La costrizione è intesa nel senso di coercizione psichica relativa, cioè implica la prospettazione di un male ingiusto alla vittima, la quale resta ibera di aderire alla richiesta o di subire l’intimidazione.
La concussione rientra tra i cosiddetti reati di cooperazione con la vittima perché il suo comportamento è determinante ai fini della configurabilità della fattispecie.
Se non avvenisse la dazione o la promessa il reato non si configurerebbe, è però ammesso il tentativo, che si configura se il soggetto pubblico compia atti diretti a costringere o indurre qualcuno a dare o promettere, e non seguano la dazione o la promessa.
Il soggetto passivo secondo l’impostazione originaria del Codice Rocco, era esclusivamente la Pubblica Amministrazione.
Oggi, alla luce dei valori costituzionali che pongono l’accento sulla centralità della persona nel sistema giuridico, il soggetto passivo è anche il concusso, coartato nel suo diritto alla libera autodeterminazione e leso nella sua integrità patrimoniale.
Il dolo è generico e consiste nella coscienza e volontà di compiere il reato, che non è configurabile per colpa.
Il pubblico agente “abusa” della propria qualità quando non si limita a dichiararne il possesso, oppure a farne sfoggio, ma, per il contesto, l’occasione, le modalità in cui viene fatta valere, essa appare priva di altra giustificazione che non sia quella di fare sorgere nel soggetto passivo “rappresentazioni induttive o costrittive di prestazioni non dovute”, deve cioè assumere efficacia psicologicamente motivante.
L’abuso dei poteri avviene quando l’agente li esercita fuori dai casi o al di là dei limiti, stabiliti dalla legge, quando non dovrebbero essere esercitati, cioè quando dovrebbero essere esercitati in modo diverso.
La truffa aggravata è configurabile quando la qualità o funzione del pubblico ufficiale concorrono in via accessoria alla determinazione della volontà del soggetto passivo, che viene convinto con artifici o raggiri ad una prestazione che egli crede dovuta.
Si deve ravvisare concussione ogni volta che l’abuso delle qualità o della funzione del pubblico ufficiale si atteggia come causa esclusivamente determinante, così da indurre il soggetto passivo all’ingiusta dazione che egli sa non dovuta.
La differenza tra le due figure, non sempre facilmente delineabile, risiede per la giurisprudenza maggioritaria nel metus publicae potestatis.
Se la dazione o la promessa sono compiute dal privato, in quanto posto in uno stato di soggezione derivante dall’abuso del soggetto pubblico, si integra l’ipotesi di concussione; viceversa, se i due soggetti liberamente agiscono per un risultato comune, si integra l’ipotesi di corruzione.
Nel caso della concussione, il concusso cerca di evitare un danno (certat de damno vitando), mentre, nella corruzione, cerca di ottenere un vantaggio (certat de lucro captando).
Si parla di corruzione impropria quando, per compiere la transazione corrotta, il pubblico ufficiale deve porre in essere atti conformi ai doveri d’ufficio.
La corruzione sia propria che impropria può essere antecedente o susseguente.
È detta antecedente quando la retribuzione è pattuita anteriormente al compimento dell’atto e al fine di compierlo, mentre è detta susseguente quando la retribuzione è relativa a un atto contrario ai doveri d’ufficio compiuti.
La corruzione ambientale è quel fenomeno per il quale una persona viene convinta che determinati comportamenti, come la prestazione dell’indebito, siano dovuti a una consolidata prassi popolare utilizzata e per questo, anche se non lecita, “normale”.
Il reato si configura se il privato viene indotto da un comportamento del pubblico agente.
Il delitto di induzione indebita è realizzabile sia dal pubblico ufficiale sia dall’incaricato di pubblico servizio, mentre la concussione è realizzabile esclusivamente dal pubblico ufficiale.
Nel caso dell’induzione poi, è prevista anche la punibilità anche del privato, colui che ha subito il reato, con la reclusione sino a tre anni.
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